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Visualizzazione dei post da luglio, 2024
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  Ciminiera Qualche volta la Gemma mi portava a camminare in campagna . Ci si arrivava in fretta. Superato il “quartiere bene” delle Villette (il nome spiega come fosse considerato ricco e lussuoso già nell’immediato dopoguerra) la strada terminava all’altezza di un capitello; quattro pilastrini, piantati in un piedistallo di cemento, reggevano un tettuccio azzurro che dava riparo ad una piccola statua della Madonna. La Gemma si fermava a mettere qualche fiore in un vasetto di vetro, ai piedi dell’immagine.   Dopo il capitello, la strada diventava un sentiero ghiaioso; un cartello indicava Bertesina , 3 km.   Fatti pochi passi, potevo ammirare la prima meraviglia che mi offriva la passeggiata: il gasometro !   Era immenso, circolare, di ferro. Ogni volta che lo vedevo mi sembrava differente dalla volta precedente: cambiava l’altezza.   Dipende dal gas che ci mettono - mi spiegò un giorno la Gemma - lo fanno lì dentro - continuava - quella è la fabbrica del gas e del carbon Koke. Era
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  Ferie Molti anni fa si partiva col fresco della notte, coi bambini addormentati sul sedile posteriore e il bagagliaio carico di valige e di scatoloni. Sulle spalle la fatica di un anno di ricerca e di lezioni; in testa un solo pensiero … FERIE!   Per un mese il lavoro sarebbe stata la nostra ultima preoccupazione.   Oggi non è più così. Per i nonni l’impegno resta sempre dentro. Ci pensiamo in continuazione, e forse anche rimpiangeremo d’essere in vacanza. Ho solo un proposito per i prossimi giorni: non aggiungere post al blog .   Sì, credo che farò così.   Tutto sommato, vado in ferie! Franco
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  Sparagagna È una parola che mi ha sempre affascinato. Evoca l’idea di festa, di libertà, di combriccola numerosa di amici, di allegria.   Sparagagna . Più veneto di così cosa mai ci può essere? Il suono sembra anche sottintendere un po’ di povertà, di attenzione a quanto si spende. È una dichiarazione: ci si arrangia con quello che c’è. Ho sentito quel termine un giorno di prima estate: ero proprio piccolo, quattro, forse cinque anni.   La famiglia era tutta in vacanza, a casa dei nonni, sul monte. E l’aria era tesa. Il nonno brontolava il suo disappunto alla volta dei miei fratelli.   La mamma difendeva i figli e invitava il nonno ad andare a chiacchierare in corte, all’ombra della nogara .   I miei fratelli avevano comperato chili di sparagagna giù in città, e l’avevano portata a Villabalzana spingendo la bici sotto il sole cocente.   Avevano in mente una grigliata memorabile, tutti a rosicchiare costesine di maiale seduti sull’erba, all’ombra degli alberi nel brolo : una dozzina
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  Biscotto A Villabalzana il papà sempre terminava il pranzo e la cena con il dolce. Cioè con mezzo bicchiere di vino, nel quale intingeva, spaccato in pezzetti, il pane speciale, pan biscotto , che la mamma ordinava quotidianamente al Doro , il ragazzo del fornaio del paese. Il Doro veniva a portare il pane spingendo sui pedali di una vecchia e pesantissima bici da donna, armata di due ceste di vimini, piene di pane, legate col fil di ferro al montante del manubrio e alla canna del sellino. Il ragazzo consegnava il pane fresco a tutte le famiglie del monte: una mattinata da ciclista, lungo le strade eroiche di allora, sassi, ghiaia, polvere e … ferro, cioè il rischio di forare le gomme con le broche perse dalle sgalmare dei contadini. Quando il Doro era in vista della corte dei nonni, soffiava in una cornetta d’ottone per avvisare le donne del suo arrivo. Si poteva regolare l’orologio con la cornetta del Doro, un po’ come si faceva con la campana della parrocchiale quando il sagr