Ciminiera
Qualche volta la Gemma mi portava a camminare in campagna.
Ci si arrivava in fretta. Superato il “quartiere bene” delle Villette (il nome spiega come fosse considerato ricco e lussuoso già nell’immediato dopoguerra) la strada terminava all’altezza di un capitello; quattro pilastrini, piantati in un piedistallo di cemento, reggevano un tettuccio azzurro che dava riparo ad una piccola statua della Madonna. La Gemma si fermava a mettere qualche fiore in un vasetto di vetro, ai piedi dell’immagine.
Dopo il capitello, la strada diventava un sentiero ghiaioso; un cartello indicava Bertesina, 3 km.
Fatti pochi passi, potevo ammirare la prima meraviglia che mi offriva la passeggiata: il gasometro!
Era immenso, circolare, di ferro. Ogni volta che lo vedevo mi sembrava differente dalla volta precedente: cambiava l’altezza.
Dipende dal gas che ci mettono - mi spiegò un giorno la Gemma - lo fanno lì dentro - continuava - quella è la fabbrica del gas e del carbon Koke. Era il carbone a buon mercato che comperava anche il papà per alimentare le stufe che scaldavano la casa. Un motocarro ne portava il cassone pieno, polvere di carbone compressa in forma di ovuli, neri e lucidi, e odorosi di zolfo. Mi piacevano … li avrei anche leccati molto volentieri!
Guardavo ammirato anche il lì che mi additava la Gemma: un capannone grigio di polvere, da cui s’alzava una lunghissima ciminiera.
Era il camino più alto che io avessi mai visto in tutta la mia vita … che era lunga davvero, tre, forse anche quattro anni!
Franco
La ciminiera della corderia di Piazzola
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