Red
È un po’ selvatico, d’accordo, e ama starsene in giardino, anche in quello dei vicini, o nello spazio alberato tra le case del quartiere.
Lì ci vanno anche i cani, ma non pare farci caso.
Fa acrobazie che lasciano esterrefatti. In un attimo me lo trovo sul poggiolo, e non so da che parte sia salito; forse lungo i tralci della vite che fa pergola sopra l’ingresso.
L’ho veduto saltare dal poggiolo a terra, poggiando le zampe sul muro.
Ama arrampicarsi sul Cedro, a dieci metri d’altezza, per far scappare le cornacchie, che sembra detestare. Loro sono nere; lui è rosso, come dice il nome che qualcuno gli ha dato. Tra Red e le cornacchie c’è forse un’antipatia politica d’altri tempi.
Qualche volta, dal davanzale, chiede d’entrare in casa. Lo fa a voce, con versi che sembrano parole pertinenti alla situazione. Se apro la finestra, mi guarda, come per chiedere ulteriore consenso. Poi mi salta tra i piedi. Annusa qua e là per qualche secondo e subito s’avvia all’uscita.
Mi pare non ami sentirsi chiuso tra muri, in un ambiente che rimbomba di voci e di suoni inconsueti.
Selvatico … si ha il cuore selvatico.
Ma sa parlare con garbo e con proprietà di linguaggio, come un gatto civile.
Franco
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