Stupore
Tanto tempo fa la mamma mise in terra, in una aiuola chiusa tra i sassi, una minuscola Lavanda.
Pianta rustica, la Lavanda, resistente al fuoco dell’estate, al secco che spesso lì dura da luglio a settembre, al gelo dell’inverno, ancora più pungente in quel cantone della corte dove da dicembre a febbraio il sole non arriva.
La mamma se ne è andata. La lavanda è ancora lì.
È cresciuta più di quanto lei sperasse.
Ogni anno profuma tutta la corte per la gioia di figli e nipoti.
Mi sono seduto in quell’angolo profumato una sera d’estate. Carico di nostalgia, ero tornato lassù, in campagna, a respirare aria di casa.
In basso, lontane, le luci della città, velate da vapori che soffocano ogni cosa. Un mondo che si uccide, pensai.
Un ronzio, un battito d’ali.
In un attimo si è riaccesa la speranza. È bastato un volo leggero tra i fiori d’una vecchia, caparbia lavanda.
Franco
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