Bambole
Non mi era permesso entrare nella stanza dove studiavano i miei fratelli.
Non dovevo distrarli coi miei giochi, e nemmeno con il mio respiro.
Per togliermi la tentazione d’entrare, le mie sorelle mi avevano messo paura: attento, mi dissero, qui c’è il fantasma di una bambina che voleva sempre giocare.
Mi avevano offerto un tesoro!
Mi bastò un attimo. In una parte chiusa della enorme libreria dello studio trovai una vecchissima bambola, con cui forse aveva giocato la mia mamma quand’era bambina.
Aveva il viso di porcellana, come le braccia e le gambe, o quel che ne restava.
Piegandola le si chiudeva l’unico occhio rimastole, e dal petto le usciva un rumore che poteva somigliare ad un sospiro.
Mi fece impressione, ma avevo trovato il fantasma.
Chi la fa, l’aspetti, diceva sempre la mamma quando combinavo una marachella.
Così un giorno mi nascosi nella libreria, accanto alla bambola, prima che le mie sorelle venissero a studiare. Quando capii che erano assorte nel lavoro, feci un sospiro profondo, e grattai leggermente con le unghie sull’anta.
Un urlo. Le sedie caddero in terra. La mamma corse spaventata, e subito dopo divenne una furia.
Fui sonoramente dissuaso a non far più scherzi del genere.
… Non era giusto, però … perché loro, invece, potevano farmi paura con storie di fantasmi?
Franco
Commenti
Posta un commento