Più vivo che morto
Sono morto giusto sei anni fa, più o meno verso le tre del mattino del ventinove gennaio.
Una bella boutade, di sicuro effetto!
Quando la dico, per qualche istante quasi tutti restano spaesati. Poi immancabilmente ridono, e mi rimproverano: ma dai … puoi fare battute migliori!
Io faccio spallucce, e sorrido. È una buona occasione per raccontare di Carlo, mio cognato, che di chirurgia se ne intendeva.
Più volte, cenando insieme, aveva affrontato questioni di tecnica e di etica medica. Ricordando le sue parole, oggi posso a buona ragione sostenere che io sono la dimostrazione che i miracoli si possono fare: insomma, sono come Lazzaro, morto e resuscitato!
Una di quelle cene s’era fatta al tempo dei primi trapianti di cuore. Già allora c’era qualcuno che sosteneva che non si poteva cavare il cuore a qualcuno per sistemarlo nel petto di qualcun altro. Così si uccide il donatore! - sostenevano i “no-trapianti di cuore”.
Carlo mi spiegava, però, che il problema etico, se davvero esisteva un problema, non era tanto espiantare il cuore da chi era già clinicamente morto, magari tenuto in vita artificialmente per consentire il trapianto, quanto piuttosto sostituire il cuore malandato ad un paziente, la cui vita avrebbe potuto continuare solo grazie ad un organo “nuovo e sano”.
Ecco - sottolineava mio cognato - nel momento in cui sostituisce il cuore al malato da salvare, il cardiochirurgo prima gli toglie la vita, cavandogli il cuore, e poi lo richiama in vita grazie ad “un cuore non suo”.
Prima uccide, poi fa un bel miracolo di scienza e di tecnica!
Io non ho un cuore nuovo, ma ho nel petto un po’ di pezzi non miei. Per ottenere questo bel lavoro, un ottimo “taglia e cuci”, il mio cuore è stato fermato, tagliuzzato e risistemato a dovere. Poi è stato rimesso in funzione.
Evidentemente il chirurgo c’è riuscito: sono morto e resuscitato! Provo gusto a raccontarlo!
Mi pare però di sentire Carlo brontolare: non far la ruota, tacchino, il merito non è tuo, ma di un chirurgo che ha faticato per quasi dodici ore, tra la notte e la mattina di sei anni fa, per rimetterti in sesto. Rispetta il suo lavoro!
Franco
Commenti
Posta un commento