Disegno


Ti metto in riga! Gridava il papà quando combinavo qualche pasticcio. Forse due o tre volte al giorno.

Ero tranquillo: sulla sua scrivania aveva solo un righello e un paio di squadre, in legno bicolore. Bellissime.

Ho potuto conservare solo una di quelle squadre, che tengo con ogni cura tra i suoi strumenti di lavoro, un ricordo fatto di bussole, calibri, regoli, compassi, goniometri … .


Una bella riga, rigida e lunga, l’aveva però mio fratello. 

Gli serviva per il corso di disegno, ma doveva usarla anche a casa. 

Per tracciare con facilità linee parallele, impiegava uno spago, fissato al tavolo del salotto con delle puntine da disegno. Lo spago passava intorno a quattro piccole carrucole avvitate alla riga, che così poteva muoversi in su e in giù restando sempre ortogonale alla linea di scorrimento. 

Una figata! 

A parte i buchi delle puntine sul tavolo. 

La mamma però non protestò mai. Lo lasciava disegnare.


Quando però incisi il mio nome sul piano di noce del tavolo, dimostrando di saper scrivere, in un attimo la mamma si infuriò e il papà mi promise che mi avrebbe messo in riga.

Mi vidi legato con lo spago con quattro carrucole avvitate a mani e piedi.

Sgradevole. 

Ma scorrevole. 

Avrei potuto muovermi in su e giù, e con grande precisione!


Franco



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