Frinire 


Mi accompagnano da tutta la vita.

Da bambino erano la voce che ascoltavo sia quando, con la fantasia, giocavo da solo nella corte e tutti intorno dormivano, sia quando mi obbligavano in letto e restavo lì, a guardare la polvere che danzava nelle lame di sole sciabolante attraverso le imposte socchiuse.

Le cicale cantavano assordanti, ovunque, sugli alberi intorno a casa. Zittivano solo per un attimo, quando ci passavi sotto, molto vicino. Dopo un po’ nemmeno più ci facevi caso.


Una cicala aveva molto apprezzato la nostra piccola canadese, al mare, piantata sulla sabbia in prima fila tra quelle del camping. Lì, tra la tenda e il telo di copertura antipioggia, la cicala aveva messo casa. Inneggiava al mattino, quando il primo sole arrivava fino a noi. 

Evviva la vacanza: la sveglia più efficace che io abbia mai avuto con me.


Quaranta anni più tardi, in altro camping, sotto la pineta, le cicale ci sono state compagne di ricordi. A chiacchierare con noi, stesi nel riposo del dopo pranzo, c’erano anche loro, apparentemente a migliaia. 

Ti ricordi … sembravano dire … e tutte rispondevano insieme, dissonanti, e sembrava che ognuna volesse  sovrastare la voce delle altre.


Le sento anche ora, in giardino, in questi torridi, anomali meriggi di tarda primavera. 

I grilli daranno poi loro il cambio sul far della sera.


Maledetto acufene! Cicale o grilli per me cambia poco; mi pare, infatti, che zirlino nelle mie orecchie tutti gli insetti canterini che ho incontrato nella vita.


Franco



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