Fronte


Era un paesino di quattro anime. Contate.

Quando arrivavamo noi, lupetti e scout del gruppo di San Pietro, ne restava solo una: un vecchione malandato, con una lunghissima barba. Se gli parlavi, non rispondeva; solo una volta brontolò qualcosa in una lingua incomprensibile. 

Qualcuno disse che era tedesco. Anzi, cimbro, che poi era tedesco, ma antico.

Lì, dove ci eravamo accampati, i grandi in tenda, i piccoli in un fienile posto sopra una stalla, s’era combattuto durante la Grande Guerra. 

Era come se il vecchio facesse ancora la guardia alla postazione che gli era stata assegnata: stava sempre seduto davanti alla porta di casa, gli occhi attenti, e fissava qualcosa oltre il tetto della stalla che ci era stata affittata. Guardava forse il piccolo cimitero di guerra sul colle vicino al gruppo di case: cento tumuli di terra in gruppi di venticinque; nel mezzo una croce.

A turno si andava a cavare le erbe dalle tombe e a poggiarvi un fiore. 

Il vecchio, un giorno, parlò in italiano: grazie, ci disse, e piangeva. 


Franco



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