Skateboard


Ma quali anni ’70! Addirittura scrivono che in Italia arrivò nel ‘77.

Lo skateboard l’ho inventato io, nel 1950, o forse nel 51!

Ed era proprio magnifico! 


Non mi lasciavano usare i pattini a rotelle dei miei fratelli: le tue scarpe sono troppo piccole per poter essere fissate sugli schettini … dicevano. 

Era vero; per quanto stringessi le ganasce e accorciassi l’asse centrale, che era un tubo telescopico tra le ruote davanti e quelle di dietro, le mie scarpette non potevano essere allacciate su quegli attrezzi. 

Ed io mi disperavo a sentirmi escluso dal gioco del momento.


Però … in bagno c’era la grande cesta della biancheria pronta per il bucato.

Aveva un grande coperchio, robusto e leggero, anch’esso di vimini.

Fu un attimo … lo staccai dalla cesta grazie al temperino del papà. Nessuno se ne accorse, almeno per cinque minuti.

Recuperai un pattino: lo allungai e lo allargai il più possibile.

Ci appoggiai sopra il coperchio in vimini.

Ci stavo giusto giusto, sdraiato a pancia in giù.


Il corridoio della grande casa della mamma era lunghissimo, circa dieci metri, forse anche di più. Essendo vecchia, la casa aveva le travi di legno, così che il pavimento prima scendeva verso la metà del corridoio, poi saliva verso l’altra estremità.

Uno spettacolo: per prendere velocità bastava una spinta coi piedi, e poi via con le mani, spingendomi con forza contro le pareti o afferrandomi agli stipiti delle porte. 

Sbattevo contro il muro d’arrivo, mi giravo, e poi via di nuovo mirando al muro all’estremità opposta del corridoio.


Mancavano i freni. Me ne accorsi quando non riuscii ad evitare la mamma che correva a vedere cosa stesse succedendo … con tutto quel fracasso in corridoio!


Vent’anni più tardi lo avrebbero scritto su tutti i giornali quanto lo skateboard sia uno sport pericoloso.

Sia per chi corre sulla tavola,  sia per tutti gli altri che corrono a vedere lo spettacolo.


Franco



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