Su le mani!


Si dormiva su brande militari. Forse erano state recuperate da un ospedale da campo: due cavalletti e un telo tirato tra quelli. 

Il materasso lo si doveva portare da casa, come le lenzuola. In una borsa a sacco si portavano asciugamani e biancheria. 

Tutto viaggiava legato sul tetto di una corriera azzurra, col parabrezza diviso in due. 

Dentro c’era lo spazio per cinquanta tra scout e lupetti, compresi i molti sui sedili d’emergenza che venivano srotolati ad occupare il passaggio tra le “poltrone”. 

Gli ultimi chilometri erano di strada sterrata e polverosa; la corriera si fermò a due-trecento metri dal fienile affittato dalla parrocchia. Quell’ultimo tratto lo si doveva percorrere a piedi, più volte, prima col materasso sulle spalle, poi con la borsa ed infine con tutto quello che serviva al gruppo per il mese di vacanza: il campo estivo.

Tu sei forte, dissi a un compagno muscoloso, io proprio non ce la faccio a portarlo. In mano avevo un pacchetto di caramelle col buco, tra le prime che giravano tra i bambini in quegli anni.

Si contrattò e si fece lo scambio: facchinaggio contro metà delle caramelle. Mi andò bene.

Un po’ meno mi piacque il letto. Ammetteva solo la posizione supina. 

Le braccia incrociate sul petto, ci ordinò il Cappellano prima di spegnere la luce. 

Ci vollero anni prima che capissi il perché.

Bastò un attimo per addormentarmi.


Franco


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