Alexandros

Se ne sta tranquillo sul suo prato. 

Il sole picchia duramente, a mezzogiorno, e lui è prigioniero in un recinto. 

Però non gli manca l’acqua, e nemmeno il cibo.

Trotterella spesso da un capo all’altro del prato, come se non gli interessasse l’ombra della casa del padrone. 

È un bel cavallo, snello, immagino giovane, col mantello color del cuoio, lucido. 

Deve essere anche d’indole docile, dolce di carattere. Almeno così mi vien da pensare, vedendolo insieme ad altri animali che gli stanno vicini: un po’ di colombi, un paio d’aironi e qualche candida garzetta che vengono sul prato sorvolando il canneto che chiude il  fiume, lì dove comincia a confondersi col mare. 

Uno spettacolo di natura tranquilla,  e di paesaggio disegnato dagli uomini.


Una bella differenza con un cavallo che ho veduto in un disegno di Murer. 

Augusto Murer amava la forza, l’irruenza. I suoi cavalli sono irrequieti, trasudano spirito guerriero, anelito alla zuffa. 

Lo si capisce anche dallo schizzo d’un elmo che l’artista ha aggiunto al disegno.

Insomma, nessuna dolcezza; manca la quiete in Murer.


Meglio questo scorcio liquido, verde, assolato di Grecia. 

Sono lontani i tempi di Alessandro, e dei mille e mille eroi che lo hanno preceduto sui campi di battaglia.


Franco




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