Balze


Devo averlo scritto da qualche parte: il nonno stava in un paese che non c’è!

Oddio, esiste, eccome! Ma è sparso sulla cresta del monte, spaccato in tanti piccoli gruppi di case, ognuno col proprio nome, quello della gente che ci abita. 

Il nome del paese, se così si può dire, figura sulla targa stradale piantata sotto la chiesa, che venne costruita vicino al cocuzzolo più alto del monte: Villabalzana.

Ci sarebbe da scriverci un libro!


Se si guardano le antiche carte, quelle del seicento o del secolo successivo, si trova sempre il nome del paese che non c’è. 

Ci si potrebbe giocare a lungo con la fantasia.

A me basta ricordare che ci ho passato anni di felicità, in quel luogo misterioso. 

Felicità purissima: quella che viene dalla libertà.


C’era un inconveniente, però. Difficile giocarci a pallone.

Stai attento, mi gridava il nonno … se ti scappa, devi correre giù fino a Lumignano per recuperarlo. 

Quel paese si che c’era … lo si vedeva benissimo, tre o quattrocento metri più sotto, ai piedi del monte. 

Per arrivarci c’era una strada, un disastro di strada, che si faceva malvolentieri a piedi, scendendo, ma che diventava una pena del purgatorio per ritornare a casa, in salita, sotto il sole.


Così stavo ben attento a non perdere la palla.

Erano corse disperate per raggiungerla prima che quella, saltellando sempre più rapidamente, superasse la curva … cioè cadesse dal primo gradino, una balza, che in un attimo l’avrebbe consegnata ai bambini di Lumignano!


Franco



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