Invidia


Il sole è già alto, e l’aria vaporosa rende chiaro il cielo contro l’acqua scura.

Lì, in quel mare placido, o nel cielo, a seconda del gioco della fantasia, adocchio il vascello di Capitan Uncino.

Nemmeno mi scuoto. Tengo gli occhi socchiusi e immagino la prua che sempre più veloce taglia il mare, s’alza e s’affonda tra spruzzi e candida spuma, che accarezza la chiglia …

Chissà dove mi porta oggi il capitano?

Mari del Sud? Attraverseremo l’Equatore tra canti sguaiati della ciurma e solenni bevute di grog? Affronteremo i Quaranta Ruggenti che son lì, in mezzo all’oceano, per respingere quanti vogliono eleggere la Croce del Sud a nuovo riferimento astronomico e nascondere l’Orsa oltre l’orizzonte, a settentrione?

Quanti pensieri oziosi in questo sogno d’estate, all’ombra della pineta in riva al mare! Questa si che è vacanza.


Cinque alberi?

Ma come cinque? Il Jolly Roger di Uncino ne ha solo tre … , è un brigantino, ne sono sicuro. E poi … dov’è il coccodrillo? Non sento il ticchettio della sveglia …

Mi scuoto. Il veliero si è allontanato, e di molto, quasi scompare nel fluttuare della canicola. Tra un attimo non si vedrà più, sarà nascosto dall’isolotto, e dal suo faro.


Bella barca, quella lì … altro che albergo, altro che villaggio … quella si che è vacanza.

Ed ecco cos’è l’invidia.

Ma che pensiero … invidia … dai, torna a sonnecchiare, che poi Spugna ti porterà una bibita fresca. 

Sempre che Giacomo Uncino se ne voglia privare!


Franco



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