Pallone
Si giocava a calcio. Anche trenta contro trenta.
Non importava l’affollamento: il campo era grande, a trapezio irregolare, in pendenza.
Nemmeno un filo d’erba, ma un sacco di buche.
Colpire il pallone o gli stinchi era la stessa cosa: bastava dare un calcio per sentirsi in gioco.
Il sogno era avere scarpe da ginnastica. Ma si giocava anche con quelle che usavamo per andare a scuola.
Il gioco vero non era il calcio, ma lo stare in compagnia, a correre, ad urlare.
Tornavo a casa sudato, impastato di polvere, le caviglie blu per le botte, la maglietta e le braghe dello stesso colore.
Ma c’era il prete??? Domandava la mamma fingendo d’infuriarsi.
Si, era la risposta, giocava anche lui; l’ho visto per un attimo … poi era sempre per terra!
Franco
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