Perdersi
Michele un giorno mi disse: è uno dei pochi posti dove ci si può ancora perdere.
Intendeva che lì, sull’altopiano, è facile smarrire l’orientamento, e qualche volta si fatica a trovare la strada del ritorno.
Ho interpretato le sue parole anche in un altro modo: lassù si gode di una natura stupefacente, profonda, immensa. Ci si perde con lo sguardo, ed anche con il cuore. Si fatica a lasciare quei luoghi per tornare a quelli consueti, pieni di gente, di muri, di rumore.
Ci si innamora del Cansiglio, anche perché è fatto di storia e di misteri.
Doline e inghiottitoi, città fantastiche di pietre scavate dall’acqua, tra le quali si vaga come tra le calli strette di Venezia, silenzi inquietanti, e verde … verde ovunque, che avvolge, e stordisce.
Si, è vero, se si dovesse perdere l’orientamento, e in mezzo alla foresta succede, l’altopiano ti inghiotte, e non ti lascia più.
Le leggende si radicano in fretta in luoghi come questi. Ed è un gusto ascoltare chi ti racconta i segreti nascosti del Cansiglio.
Non si andrebbe mai via, né in estate, quando il sole t’accompagna fin tardi fingendo di segnarti la strada tra gli alberi, e nemmeno d’inverno, quando il buio avvolge presto ogni cosa giocando a nascondino con le brume e con il gelo.
In un attimo vien la voglia di compagnia, del focolare acceso, di un bicchiere di vino.
E di un amico, come Michele, che sappia raccontare le storie, come quelle di una volta.
Franco
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