Progresso
La Gemma mi portava a camminare tra i campi intorno alla città.
Mi stufo, protestavo io. L’aria è pulita, ribatteva lei.
Mi accontentavo così delle storie che lei mi raccontava o dei giochi che potevo inventarmi durante la passeggiata.
Il sentiero attraversava un binario. Prima dell’incrocio c’era un pilastrino di legno piantato nel mezzo, con una croce che sbarrava il passo, obbligando chi passava di lì a porre attenzione all’arrivo dei treni.
Chi andava in bicicletta doveva scendere, per passare.
Io mettevo la pancia sulla croce di legno e mi facevo spingere, per girare come fossi sulla giostra.
Si incontrava anche una passerella di legno, sospesa sul fiume tra cavi d’acciaio. Mi piaceva da matti ondeggiare nel mezzo, con l’acqua sotto di noi, e la Gemma che urlava di paura, forse solo per farmi contento.
Un’altra passerella attraversava la ferrovia che portava a Padova.
Lì aspettavo, piantato a gambe larghe nel mezzo, l’arrivo del treno. Erano locomotive a carbone, e sbuffavano quando correvano verso la stazione. Tremavo per l’emozione, e un po’ per la paura. Adoravo però essere investito da quella nuvola bianca e grigia che usciva dai camini, e sentire per un attimo il soffio caldo che mi avvolgeva.
Altro che progresso … brontolava la Gemma, scuotendo la testa … senti che spusa de carbon sui vestiti!
Franco
Commenti
Posta un commento