Wolf


È stato quasi dimenticato. 

Non lo merita: le sue opere sono affascinanti, suggestive.

Sono xilografie. Incise nel legno, a colpi di sgorbia, e poi impresse sulla carta.

Sembra semplice farlo, ma sbagliare è un attimo. Un colpo imperfetto, un ricciolo un po’ più largo, una linea abbandonata troppo tardi, e il disegno non rispecchia più l’idea originale.

Nei disegni di Wolf, invece, tutto è perfetto.


Poche linee, e le Dolomiti son lì, aguzze, verticali, torreggianti. 

Veniamo immersi nel loro paesaggio, come in una valle alpina, quelle dove lui è vissuto.

L’ha conservata nel cuore, e negli occhi, la sua casa; ce la dona con tutti i particolari che raccontano la storia e la cultura delle sue genti, come l’armonia delle assi di legno che ornano la facciata, gli steccati intorno ai campi, gli alberi da frutto e le vacche che stanno ruminando.

Il gallo sta per cantare, superbo ed imperioso sul suo stallo, con le rose e i girasoli che sembrano guardarlo. Rendono omaggio al sovrano.


È scocciato solo il gatto. 

Ma si sa, il gatto non ha padroni. 

Ha solo compagni, e solo per poco, quando gli interessa, o gli va di condividere qualcosa con altri.


Franco


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