Zero


È il mirino più grande che io abbia mai visto. 

Immenso, di cemento e metallo, con una forma particolare: un cono tronco e decisamente sghimbescio, come potrebbe farlo un bambino con la sabbia umida del secchiello pressato sulla battigia. 

Ci si gira intorno, chiedendosi cosa possa mai essere. 

Solo dopo aver trovato il cartello che ne illustra il significato, e le funzioni, tutto appare chiaro e si inquadra nel senso del luogo in cui è collocato: l’antico osservatorio di Greenwich, vicino a Londra.

Di lì, ben segnato a terra con una canaletta metallica, passa il meridiano zero, il riferimento mondiale del tempo, e della longitudine.


Il meridiano attraversa questo strano tronco di cono. Giusto a metà. Se alla mezzanotte si guardasse il cielo sereno appoggiando la testa sul punto meno inclinato, esattamente a sud, si vedrebbe la Stella Polare. O meglio, si vedrebbe il punto del cielo in cui si trovava quella stella nell’anno in cui fu costruito quel colossale mirino.

Facendo la stessa cosa a nord, si fisserebbe, invece, lo Zenith celeste, quello di Greenwich, che è il riferimento astronomico per tutte le mappe delle stelle.

Complicato, ma affascinante. 

Quel luogo è anche carico di suggestioni, immerso nel verde di un parco immenso fatto di prati punteggiati di querce. 

Molto inglese, vorrei dire, pur sapendo di scivolare in una assurda tautologia.


Mentre osservo quella meraviglia della storia e della natura di quel Paese, sento avvicinarsi un chiassoso gruppo d’italiani. Una bimbetta chiede al papà: ma perché tengono il meridiano dentro questa canaletta di ferro? 

Il papà guarda, considera, soppesa i suoi pensieri, poi s’illumina. Ma certo, esclama, sennò tutti lo pesterebbero … è troppo importante per essere calpestato!


Franco



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