Caprioli


Vent’anni. La cinquecento piena come un uovo. Velocità massima ottanta. Quella reale, in autostrada, arrivava forse a settanta. Davanti a noi l’ottocentocinquanta di Alvise e di Antonia. Immagino che friggano ancora all’idea di un viaggio di quasi mille chilometri fatto a quella velocità. 

Da Padova a Caprioli, vicino a Capo Palinuro, non è proprio uno scherzo. 

Ci si deve fermare più volte: il motore scalda, bisogna farlo riposare. Su il cofano, e controllo di ogni cavo, ogni tubicino. Non ci si allontana mai dalla macchina per paura che ci rubino qualcosa.

Dobbiamo però farlo all’altezza di Caserta: ormai è notte, e bisogna pur dormire da qualche parte. Troviamo un motel: pare costoso, ma fatti quattro conti, se ci ammassiamo tutti in una stanza, tutto sommato ce lo possiamo permettere. 

La Gemma, che ci guardava storto all’idea di una vacanza da soli, la metteremo a tacere per qualche giorno. 

Eccoci arrivati. Finalmente realizziamo il nostro sogno: una vacanza in libertà. 

Piantiamo le canadesi sotto un pino prostrato al punto che sembra un braccio proteso verso il mare. Splendido, il posto trasmette il senso del selvaggio, dell’avventura.  L’aria sa di resina e di salso. 

L’acqua è a venti metri da noi. Cominciamo a temere che arrivi una mareggiata che ci porti via tenda, bagagli, scarpe e denari. 

Il padrone del camping Dolomiti, uno di Cortina, dice che non è mai successo. Gli crediamo volentieri.

Le Dolomiti in provincia di Napoli, caprioli in riva al mare, ci fanno sorridere, e siamo felici della nostra scelta. 

Abbiamo mangiato pane e pomodori praticamente sul bagnasciuga, e ora osserviamo la luna che si sta alzando dal mare, luminoso, quasi fosforescente. 

Caschiamo dal sonno, e dalla stanchezza, ma vorremmo che quel miracolo di luci, nell’acqua e nel cielo, non finisca mai.


Franco


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