Corone


Ricordo un bel tiro fatto a mio fratello della polizia svizzera. Si sa che in quel Paese costruiscono delle eccellenti fotocamere, con una maestria pari a quella degli orologiai. Mio fratello non poteva però immaginare che le foto le scattassero da chilometri di distanza, con autovelox muniti di teleobiettivo. 

Uno scatto da un versante all’altro della valle e non c’è stato niente da fare: solo pagare! La foto immortalava il guidatore, la targa dell’auto e la velocità: 54 km/h, quattro chilometri in più rispetto al limite consentito in quel tratto di strada. 

Precisione svizzera! Pagamento in franchi, prego …


Noi, invece, andavamo in Polonia. Si stava costruendo l’Europa, in quegli anni; ma ci si era scordati di formare gli europei, avrebbe detto, mutatis mutandis, un grande statista italiano del passato. In Austria ero stato attentissimo ad acquistare subito il bollino da appiccicare sul parabrezza. Uno per ogni Stato che attraversi, mi avevano raccomandato. Fallo al primo bar che incontri, oppure già alla frontiera. 

Mi hanno studiato col binocolo. Superata la frontiera, non avevo fatto sosta al bar. E subito mi hanno fermato.

I due poliziotti non spiaccicavano una parola di inglese, di tedesco, di francese … figurarsi se conoscevano l’italiano! Ma a gesti sono stati chiarissimi. Cinquemila corone. Aprii il portafogli e feci vedere lire, scellini, marchi, dollari, franchi svizzeri … Niente da fare, solo corone … mi fecero intendere che per il bollino il bar era lì, cinquecento metri più avanti. 

Non mi fido di te, sembravano anche dire, e dunque tua moglie sta qua, in ostaggio.

E così lei resta coi due poliziotti. Io vado al bar, e compero la vignetta. Pago in marchi e mi danno il resto in corone. Il resto non basta per la multa. Il cassiere mi fa un cambio vantaggiosissimo: pretende il doppio di marchi rispetto al cambio bancario. Torno furente dai poliziotti. Apro il portafogli per tirar fuori le corone, una vagonata di corone. Vedono anche le altre divise: si fanno dare una banconota da diecimila lire, e la studiano con attenzione. Mi sento un falsario, contrabbandiere di valuta. Va bene così, sembrano dirmi, e mettono le lire nel loro portafogli assieme alle corone pagate per la multa. Precisissimi, mi danno la ricevuta per le corone e mi restituiscono la moglie, aprendole pure la portiera per farla salire. Quando sono al volante, mi salutano con la mano e uno esclama: ciao Italia. Buon viaggio.

La Gemma diceva: tutto mondo è paese. 

Aveva ragione. Siamo davvero tutti eguali: non c’è confine per i burloni-lazzaroni.


Franco


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