Fantasia


Se ne trovavano a milioni! Una foresta di steli, con in alto una specie di scovolo per pipa, o per fucile, di colore cangiante tra il bianco e il celeste, a volte anche rosa.

I posti migliori per trovare la piantaggine erano i minuscoli prati che si aprivano tra le pietre superficiali delle balze, in alto sullo scaranto, il ruscelletto che nei millenni aveva inciso il colle, aprendo una stretta valle puntata verso Padova e Venezia.

Si andava spesso a giocare lì, noi bambini in vacanza sui colli, nella casa dei nonni. 

In quel posto assolato e abbandonato da dio non si correva il rischio di disturbare nessuno. Ma, soprattutto, non c’era il rischio che qualcuno venisse ad interrompere i nostri giochi.

Ci si stendeva spesso tra gli steli fioriti, e si guardava il cielo. Cominciava così il gioco antichissimo dell’osservazione delle nuvole, che cambiavano di continuo forma, assumendo le sembianze di qualcosa di strano, di inusuale. 

Guarda il coccodrillo, gridava qualcuno. E lì c’è una farfalla, rispondeva un altro di noi. Ecco un pesce … là c’è la Stella, la vacca di Angelo … Il nostro zoo era immenso, e tra un animale e l’altro passavano le ore. 


Nostalgia?

Si, non c’è dubbio! Ho molta nostalgia … Anni belli e felici eran quelli, quando si giocava con poco, o con nulla, magari solo con la fantasia. E si stava sempre insieme, perché la solitudine stanca, anche i bambini. 

E poi, lo sanno tutti che la fantasia di tre bambini è maggiore della somma delle tre parti. Provare per credere.

Ricordo il gioco che sapeva fare mia cugina Giovanna. Lei raccoglieva gli steli giusti di piantaggine, e li intrecciava tra loro. Guarda qua una seggiola, mi diceva, mostrandomi uno sgabello fatto con l’erba. Un attimo dopo diceva: ecco qua un bambino, e tra le mani teneva una figura con testa, braccia e gambe … da fare invidia. 

E via così, con un repertorio di figure che forse le aveva insegnato qualcuno, o forse era solo frutto della sua fantasia.


Franco


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