Foglie 


Quando il mio amico Nilo si graffiava le gambe, o si pungeva le dita, diceva che la cosa migliore da fare era mettere sulla ferita una foglia di moraro. Non so a che pianta si riferisse, perché ogni volta che si sbucciava da qualche parte, Nilo copriva la ferita sempre con una foglia differente. Mai con quelle del gelso, il vero moraro, anche perché in campagna, lì sul monte, di gelsi non ce n’era più nemmeno uno. Forse voleva dire che per guarire quelle ferite lì non ci voleva poi chissà quale rimedio: bastava la fantasia …


Il papà e la mamma impazzivano per le erbe cotte. 

Le erbe erano quelle selvatiche, che i miei andavano a raccogliere al momento giusto, in primavera. Tra tutte, le più ambite erano le foglie giovani e tenere del tarassaco, il pisacan, che per definizione sono amare come el tosego … da fare schifo. Per me era un tormento vedere i miei genitori impegnati in quella raccolta … che finiva sicuramente, a cena, anche nel mio piatto.

Molto più gustosi erano i bruscandoli. Il luppolo cresceva in abbondanza ai margini d’un boschetto, vicino al vignale. Il problema era raccoglierne le cime, visto che il cespuglio su cui i bruscandoli si arrampicavano era di rovi spinosi, molto pungenti. La raccolta mi era dunque vietata! E pensare che sgusciare fin dove nessun altro sarebbe riuscito ad arrivare era l’unica attività che veramente mi sarebbe piaciuto provare.


Molte volte mi sono chiesto perché in alcuni quadri che mi avevano davvero incuriosito, le parti più interessanti erano coperte con una foglia che riconobbi subito: quella del fico. 

La mamma non seppe spiegarmi il motivo di quella scelta. 

Ci ragionai a lungo coi miei cugini. Le discussioni non portarono ad alcun risultato. 

Così a lungo ho continuato a chiedermi se solo i nostri fichi avessero foglie che, strappate dal ramo, gemevano un latice fastidiosissimo, colloso, irritante anche sulle dita. 

Figuriamoci lì!


Franco


Commenti

Post popolari in questo blog