Fumo


Avevamo quattordici anni, mio cugino ed io, quando abbiamo passato gli ultimi giorni insieme, al Lido di Venezia, dove sua mamma aveva la casa di famiglia. 

Poi non ci siamo più veduti per cinquant’anni. Ci siamo ritrovati quasi per caso: un paio di brevi incontri, qualche mail, lo scambio di ricordi, sempre col senso della vecchiaia che incombe. 

È salito qua in montagna per godere un po’ di fresco; così si sta spesso insieme.

Siamo seduti a tavola e mi indica un disegno sulla parete. È del mio maestro, gli spiego, come gli altri disegni vicini … me ne faceva dono ad ogni Natale.

Abbiamo chiacchierato sul disegno, che trasmette suggestioni di autunno in un borgo di campagna, da qualche parte nel Veneto. 

La litografia è diventata lo spunto per parlare della memoria. È fiorito qualche ricordo di campi, di boschi, di legna buttata sul fuoco. Lui racconta anche del profumo di bollito nella cucina della mia mamma. Anche per me la memoria è spesso associata agli odori. È un segno della somiglianza famigliare, o solo il ricordo di giornate vissute insieme, a casa dei nonni, sui colli sopra Vicenza? Quando? Lasciamo perdere.

Mi racconta anche di altri lampi di memoria che gli si stanno accendendo. È il passato di bambino che riaffiora: Lido di Venezia, scorci di paesaggi di laguna, di canali, di barche di pescatori che in quegli anni cinquanta ancora praticavano il loro duro mestiere.

I ricordi sono come le ciliegie! È stato un lampo anche per me, ed ho veduto Eugenio in braghe corte, seduto sulla riva d’un canale, io e lui nascosti in mezzo alle canne. Teneva una sigaretta in mano, e nell’altra una scatolina di cerini. È riuscito ad accenderla, con grande destrezza, e ricordo il fumo azzurrognolo uscirgli dalle labbra e dal naso. 

Mi ha passato la sigaretta, che ho aspirato con forza, riempiendomi i polmoni di fumo. 

Ricordo la tosse violenta, irrefrenabile, e il male al petto per lo sforzo di resistere, e poi la gola infuocata. Forse ho anche vomitato nel canale. Vedevo poco e male tra le lacrime. Ma ho scorto, lo ricordo bene, il sorriso di Eugenio che mi guardava: era esperto, lui, conosceva le cose della vita … lui sì che sapeva come si fuma, e come si doveva fare per diventare grandi.

Io ho preferito restarmene piccolo. 

Ed ho smesso di fumare.


Franco


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