L’Ora
Mi sto abbandonando all’ozio.
Penso al caldo giù in città, alle notti quasi insonni, al rigirarmi nel letto in attesa di un refolo un po’ più temperato capace di superare la zanzariera.
Grazie a dio, sono in montagna e sto ad occhi semichiusi all’ombra d’un ciliegio.
Qua il refolo arriva. Lo chiamano l’Ora del Garda, che è il vento che a quest’ora increspa le acque del lago ed soffia fin qua da noi correndo lungo una valle dritta come la canna d’un fucile.
Una benedizione! Le foglie del ciliegio stormiscono … attraverso si intravede il blu del cielo.
Lo vedranno anche in città?
Ora mi sento ozioso, e anche meschino.
Sono fortunato. Però durerà poco.
Pensa che il tempo corre, mi dico, e che nulla di quello che hai è eterno.
Ma che razza di pensieri!!!! Perché queste idee? Lascia che il tempo scorra sulla pelle come fa l’Ora del Garda. E goditi il momento.
Chi era quello … si, quello del Carpe diem? Certo, era Orazio … le Odi, che tanto hai amato ed odiato al Liceo.
Come continuava? Immagino di chiederlo a mia moglie, che sta leggendo qualcosa di ottocento pagine, seduta accanto a me.
Prima che debba ripetere la domanda, la risposta mi viene da sola e mi congratulo con me stesso. … quam minimum credula postero … si, ecco, difficile, ma stupendo … godi di quel che hai oggi, non puoi proprio confidare troppo nel domani …
Ma quale domani? Cosa mi aspetto dal domani?
Oddio, sono in stallo. Tra un attimo precipiterò a vite.
Un refolo ancora, e il sole mi sfiora le palpebre.
Vedrai, mi dico, che ora ti impantani in pensieri di politica, di guerra, di freddo per ‘sto inverno … dai, pensa a qualcosa di piacevole, non riempirti la mente di idee tetre, opprimenti …
Ci provo, ma ormai ho sciupato tutto. Come si diceva da ragazzi?
Si, ecco, me lo ricordo … ma non è proprio il caso di ripeterlo qua!
Franco
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