Matite
La pubblicità, che allora alcuni chiamavano réclame, si vedeva dappertutto in città, ed in particolare vicino alle scuole.
Sui cartelloni, nelle vetrine delle librerie e delle cartolerie, appiccicata ai muri, ovunque ammiccava la testa del signor Presbitero che, al posto dei capelli aveva una selva di matite gialle, verdi e rosse. Una specie di riccio, o di istrice, sorridente, gioviale, come se lo scrivere o il disegnare con quelle matite fosse un dono del cielo, una gioia immensa.
Del resto erano matite nazionali. Erano italiane, e difendevano la Patria sul mercato della scrittura e della grafica.
Altro che Castell-Faber, o Staedtler, Caran d’Ache … le nostre matite erano le migliori! E i bambini le volevano, volevano proprio quelle.
Quelle matite non ci sono più. Oggi ci sono altre marche italiane, e ben conosciute. Ma ormai, per scrivere e per disegnare, si usano i computer, o i tablet; anche le penne sono diventate strumenti elettronici.
A chi oggi ha settant’anni, il nome Presbitero, e la relativa pubblicità, è però rimasto scolpito nella mente, e nel cuore.
Quel viso, e quella testa irta di matite, fanno parte della nostra storia scolastica.
Per molti però sono il simbolo del disordine, della persona trasandata che si presenta spettinata o poco curata, coi capelli dritti e rigidi, che non si possono domare né col pettine, né con la spazzola.
Tre agosto. Il mio “piccolo” compie gli anni.
In quel giorno, di tanti anni fa, sono arrivato, trafelato come sempre, nella clinica dove mia moglie era già giunta, come sempre in anticipo.
Ho visto il bimbo nella culla insieme a molti altri di là del vetro della nursery.
Si sentiva solo la sua voce: aveva fiato da vendere, lui! Voleva far capire al mondo che qualcosa non gli garbava … forse il disordine, oppure la distribuzione non logica delle culle, magari le luci, o le voci delle infermiere … chissà.
L’omino della pubblicità era lì, davanti a me, con una furia di capelli neri e dritti, indomabili anche se avessero tentato di farlo con la brillantina.
Me lo disse anche la sua mamma: lo hai visto? Sembra Presbitero!
Beh, aveva voglia di scherzare, di sorridere … andava tutto bene, allora, grazie a dio!
Franco
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