Nebbia

L’aria è opaca, giù in strada. 

Sembra una mattina di novembre come quelle di una volta, quando davvero la nebbia impediva la vista da un marciapiede all’altro. 

Sto studiando: a giorni c’è un esame, tosto, e studio con lena, senza un attimo di sosta. 

Sono preoccupato, non per l’esame, ma per il rumore. Attraverso i vetri della finestra arriva il fracasso di lamiere battute, di fischietti della polizia, di sirene … e poi ci sono i lacrimogeni che invadono le strade.

Ancora disordini - è il pensiero che mi agita - ancora botte.

Bussano con violenza alla porta. Un po’ mi spavento. Ma abito in un condominio: gente normale, solo qualche studente, e quindi apro.

È un mio compagno di Università. Il bagno - grida - il bagno … ed entra di corsa, senza dire altro.

Dopo più di mezz’ora lo sento chiamare attraverso lo scroscio della doccia. 

È venuto qualcuno? Chiede. E chi dovrebbe arrivare? Gli domando io di rimando.

In giornata arrivano le notizie. Corteo non autorizzato. Occupazione della Casa e della Mensa. La polizia in assetto antisommossa per le strade della cittadella universitaria, su richiesta del Rettore. Succedeva spesso, in quei mesi del ‘69 e del ’70. Qualche carica intorno agli Istituti. Lo sgombero della Casa dello Studente. Molti lacrimogeni e qualche manganellata. Alcuni, tra i più duri ed agitati caricati a forza sui furgoni della Polizia. I “capi”, quelli che hanno organizzato ogni cosa, riescono a scappare, a far perdere le tracce … Le solite cose, che sul momento preoccupano e che presto si dimenticano.

Ho incontrato quel mio compagno di corso molti, ma molti anni più tardi. 

Un’altra persona! Non lo avrei riconosciuto, se non fosse stato per gli occhi vivi, carichi di energia, accesi di entusiasmo, mobili come il mercurio. Inquietanti. 

Che combini, di bello? Gli ho domandato col desiderio di rievocare insieme quello strano episodio di scontri, di fughe, di docce non programmate in un bagno altrui.

Mah, il solito … organizzo eventi …

Franco