Oh Toto’ … 


Non ho idea di quando comincino i miei ricordi. 

So che molti si cimentano in questa impresa, ma i risultati non credo siano trasferibili da una persona all’altra.


Così potrei dire che mi ricordo che un giorno, chiuso nella stanza da letto della mamma, accostato lo sgabello imbottito dove lei si sedeva per pettinarsi davanti ad una piccola specchiera, avevo aperto il suo porta borotalco di porcellana e con il piumino mi rinfrescavo il culetto e il pisello. 

Arrivarono la mamma e la Gemma che non mi trovavano più in giro per la casa. Avevano l’aria arcigna, preoccupata, sollevata … non posso dire quale fosse l’espressione dominante. A quell’età, poi … 

Si misero a ridere. Questo lo ricordo bene. Evidentemente avevo combinato una marachella, ma la scena doveva essere comica. Quanti anni avevo? Mah, forse due, o tre …


Oh Totò cavalo … mi vedo a cavalcioni sul collo del piede della Gemma che mi tiene in equilibrio stringendomi le mani, con le ginocchia accavallate. Solleva e abbassa la gamba e così è come se fossi su di una altalena. Lei dà il ritmo al gioco canticchiando quei versi da filastrocca. … anderemo a Malo, anderemo a Schio e torneremo ‘ndrio … !

Io ridevo, ridevo di gusto, e quel gioco mi piaceva da matti. 

Quanti anni avevo? Certo la mamma e la Gemma ancora potevano permettersi di sollevare a quel modo le gambe … i dolori alle ossa e alle articolazioni non lo impedivano ancora. Ed io dovevo pesare ben poco.


Quanta nostalgia! Sono ricordi dolci, ma allo stesso tempo laceranti. 

Subito dopo aver gustato il miele della memoria, avverto l’amarezza del tempo passato e degli affetti ormai perduti. 

Il senso del distacco.

Che è proprio amaro. Come el tossego, dicevano loro.


Franco


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