Picea abies


Renato aveva un coupé. Un BMW 750, comperato super-usato in Germania, dove andava a lavorare d’estate. 

Era una vetturetta a due posti, con lo spazio per un po’ di bagaglio dietro i sedili e un cenno di vano posteriore, dove c’era anche la ruota di scorta.

L’aveva dipinta di rosso, come fosse una Ferrari. Blasfemo, gli dissi. Se ne ebbe a male.

Il motore era come il bicilindrico della motocicletta. Renato sapeva metterci le mani; l’ho trovato da un suo amico meccanico mentre sollevava il motore dall’auto con carrucola e catene. 

Mi venne da pensare ai meccanici della Ferrari, ai box. Come loro sapeva mettere le mani al posto giusto e nel momento giusto, in un attimo e bene. Forse anche ad occhi chiusi. 

Aveva anche abbassato le sospensioni dell’auto che così sembrava strisciare per terra. 

Non è rischioso, gli chiesi? 

Figurati, tra il sedere e l’asfalto ci sono almeno dodici centimetri!

Ah, che bravo! Misuri ad occhio i sassi e i tombini, prima di passarci sopra? 

Mi guardò storto anche quella volta, e da allora evitai battute e osservazioni.


Si andò a sciare, in Bondone, e prese a nevicare di brutto. Una montagna di neve in pochi minuti. Decidemmo di tornare a casa. Non aveva catene, in auto. 

Non osavo parlare, ma contavo i tornanti che ci separavano dalla salvezza.

Nessun problema, esclamò lui vedendomi teso, sono passati con lo spazzaneve, non vedi?

Vero! Erano passati salendo la montagna. Noi però si scendeva, e la strada era sempre più coperta di neve. 

Dodici centimetri! Anche se pigiata dal peso del coupé, la neve superò i fatidici dodici centimetri tra l’asfalto e il nostro sedere. 

Pensai a Siorpaes e al suo bob vincitore alle Olimpiadi di qualche anno prima.

Velocissimo, l’ampezzano dominava le curve di ghiaccio e mai sfiorava col bob il muro che delimitava la pista. 

Renato non ci riuscì! Velocissimo andò verso il tornante, il muso del rosso BMW s’inalberò contro il muro di neve e ci fermammo, quasi in verticale, appoggiandoci ad un provvidenziale abete rosso. 

Picea abies. Una volta si diceva Picea excelsa, esclamò Renato, dando sfoggio alla sua preparazione botanica!

Io mi limitai ad un più prosaico … beh, avete capito!


Franco


Commenti

Post popolari in questo blog