Tagliatelle


Oggi tagliatelle! Adoro le tagliatelle, soprattutto coperte di ragù. Mi piacciono anche con i funghi, quando il vapore che si leva dal piatto sa di bosco, di porcini e di ovuli buoni.

Accidenti! Mi faccio prendere ancora una volta dalla nostalgia. Cerco di resistere, di non farmi trascinare nel gorgo dei ricordi.

Così, brontolando con me stesso, afferro le forbici e taglio il pacchetto delle tagliatelle comperate al supermercato. Sono chiare … una giusta via di mezzo tra la farina e le uova. L’idea la trasmettono: è pasta all’uovo, di certo non è una bugia. Non serve pesare; tre nidi interi bastano per due persone: sono fatte con macchine perfette … il peso è sempre esatto, un nido di tagliatelle secche è eguale ad ogni altro suo fratello, o cugino. È così da quando ci sono quelle macchine precise, che impastano la farina con l’acqua e le uova liofilizzate, spremono a pressione costante la massa così preparata attraverso la trafila, arricciano e seccano le tagliatelle con un soffio calibrato d’aria tiepida. Qualche minuto et voilà, ecco chili e chili di pasta già impacchettata, pronta per me.

Il colore non è quello giusto, però. Ricordo bene l’Amalia, le sue braccia secche e le mani, piccole, ma fortissime, bianche di farina. Ricordo la sua tavola, scura per il tempo e per il lavoro che vi si faceva. Ecco le uova che cadono al centro del mucchietto di farina. Si alza una nuvola bianca, e le mani sono già all’opera, e impastano. Amalia aggiunge ancora un po’ d’acqua, ma poca, e poi ancora un uovo con un cucchiaio di farina. L’impasto è morbido, e giallo come l’oro. Profumato di uova e di farina. Una spolverata sul tavolo, e l’impasto viene tirato col matterello, e girato e girato più volte, finché non è tondo, e sottile, quasi trasparente. Ancora un po’ di farina, perché non si attacchi finché lo si arrotola; poi con gesti precisi, con la corteleta, lama lunga e affilatissima, l’Amalia taglia fettine tutte di mezzo centimetro, che subito si srotolano con un colpo di mano.

Ecco le tagliatelle. Le ha già comperate tutte la mamma, che ha intanto preparato i funghi che la Irma le ha venduto. Raccolti stamattina presto, e il profumo ha già invaso la corte.

Già questo fa giorno di festa.

Poi ci penseremo noi, i cinque tosi della mamma e del papà, che siamo lì ad aspettare. In corte si sente quasi il grugnito del nostro stomaco, che si prepara a quella delizia.

Ecco di nuovo la nostalgia! 

Dai, non si può! Non per il cibo … no, non si può …


Franco


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