Antonietta


Era una bambina graziosa, e gentile. Portava i capelli raccolti in una treccia, fermata con un fiocco.

Giocava spesso con me, anche se era di un anno più grande.

Abitava al piano sopra casa mia, ed era un attimo raggiungerla per stare insieme.

Suo padre aveva raccolto un sacco di cose in soffitta, e il nostro gioco preferito era rovistare nel buio del sottotetto alla ricerca di un tesoro nascosto. 

Non trovammo mai nulla, ma già superare la paura del buio e poi raccontarci quello che avevamo immaginato di vedere, per noi era un tesoro.

Del resto … questa è l’amicizia: condividere i sogni, e la fantasia.

Antonietta cambiò casa di lì a poco. E sentii di aver perduto qualcosa di veramente importante per me.


Ciao Franco, ti ricordi di noi? Me lo chiese una signora sui sessanta; più o meno la mia età. 

Avevo appena terminato una conferenza, a Vicenza. C’erano cento persone vocianti intorno a me, tutte insieme a chiedermi qualcosa e a creare le condizioni per non ottenere risposta.

La riconobbi subito, e mi tremò il cuore. 

C’è troppa gente che ti vuole parlare, continuò lei; ho il tuo telefono … ci sentiremo nei prossimi giorni.

Scomparve per la seconda volta. 

Mi è dispiaciuto. 

Con quattro parole mi aveva fatto tornare bambino.


Franco



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