Cravatta 


Mi sentivo perfetto!

Jeans azzurri, finalmente della giusta lunghezza in barba ai miei 192 centimetri, 114 di gamba. Maglietta elegante, celeste pallido, con una imitazione del mitico coccodrillino cucita sul petto. Scarpe ben spazzolate, anche se quelle mie desert boots avrebbero potuto brillantemente convivere con la polvere, di cui avevano il colore.

E poi … una linea invidiabile! Dritto come un fuso, poco più di settanta chili, nessun accenno di pancetta.

Ed invece, come entrai in istituto, tutta la considerazione che quella mattina avevo di me evaporò in un attimo.

Franco, mi disse il capo, il chiarissimo professor S. direttore dell’istituto, è meglio se viene in giacca e cravatta. 

Credo che abbia apprezzato la prontezza della mia risposta, anche se non me lo diede a vedere.

Sarà dal mese prossimo, professore, sempre che mi basti lo stipendio. 

Qualcuno si prese la briga di dirmi che con quella battuta mi ero bruciato la carriera, giusto sul nascere. 

Va bene professore, avrei dovuto rispondere. 

Magari chinando la testa in segno di deferente rispetto.


Franco



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