L’assurdo 


Ho ricordi bellissimi della ricerca compiuta tra i boschi del Comelico.

Faticosa. Un’estate calda ed estremamente umida. Un giorno pioveva ed il giorno dopo, col sole radioso nel cielo di cobalto, ci si bagnava camminando sotto gli alberi che ancora grondavano l’acqua del giorno prima. 

Una festa per le zanzare! Caldo, umido e il nostro sangue, dolce e in abbondanza. Repellenti? Cosa sono?

Se ne trovavano a frotte, a stormi, a sciami … insomma, scegliete voi; noi ci si muoveva in mezzo a nuvole di zanzare fameliche. 

Soprattutto intorno al laghetto di Ceschella, che doveva essere il loro paradiso, un resort a sei stelle!


Un giorno il laghetto deve aver perduto il tappo sul fondo. In un attimo si vuotò. La sera era pieno d’acqua e il mattino successivo era un catino di fango che cominciava a seccare.

Le zanzare ci sono state malissimo. Io e i miei compagni abbiamo finto un profondo e convinto rammarico per il danno paesaggistico!


Ma Ceschella lo ricordo anche per un altro motivo. Tutto intorno c’era una splendida foresta, come quelle che il Professore tanto decantava nei suoi articoli e nei libri dedicati alle selve quasi naturali.

Franco, mi disse, voglio tenere una lezione lassù, a Ceschella. Tratterò delle foreste vergini, che sono modelli per la gestione sostenibile dei nostri boschi.


Non volevo crederci! Dovetti portare fin lassù, con molta fatica, lo schermo a telo col cavalletto, il proiettore per diapositive, l’impianto per il microfono e le casse acustiche e, ovviamente, il gruppo elettrogeno. 

La foresta trasformata in aula tecnologicamente attrezzata. 

Tutto perfetto, anche la location!

Parlò per un’ora delle foreste di leccio al Supramonte. 

Supramonte di Orgosolo. 

Sardegna.


Franco




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