Pedalare


La prima me la regalò il papà, alle elementari! Fu una gioia immensa, che durò poco, fino a quando il sellino non poté più essere alzato.

Continuai con quelle delle mie sorelle, e un po’ mi vergognavo d’andare con una bici da donna.

Usavo anche quella di mio fratello; ma di nascosto, perché lui non voleva che gliela sciupassi.

Dovetti attendere la seconda media per avere la mia bici definitiva. Era una Legnano verde acido, con quattro rapporti. Uno spettacolo, con cui feci gite bellissime e tante gare coi compagni di scuola.

Andai anche più volte a Trento, per poi tornare a Vicenza: tantissimi chilometri, a quindici anni, e sotto il sole d’estate, con la mamma e la Gemma che inanellavano rosari per combattere la paura.

Tenni quella bici con cura anche quando iniziai a lavorare in Università, col professor S.

Andava benissimo per limitare gli inconvenienti del traffico tra casa e lavoro.


Quella volta pensai ad una battuta. Il professore, comunicandomi che ero diventato il suo assistente di ruolo, mi disse: Franco, hai voluto la bicicletta? Ora pedala!

Qualche anno dopo, quando già ero in cattedra al posto di S., la Legnano mi fu rubata dalla stanza dell’istituto in cui la custodivo. 


Telefonavo al professore quasi ogni giorno, per affetto e per consuetudine, raccontandogli quanto accadeva in Università. 

Professore, mi hanno rubato la bicicletta! Mi capitò di dirgli quel giorno. 

Beh, Franco, che vuole … ormai ha pedalato abbastanza.


Franco




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