Rosso e verde


Il mio incubo era verde e rosso.

Facile la battuta sul tricolore! Il bianco era il segno della mia resa. 

Contro il rosso e il verde non  potevo nulla, proprio nulla.

Il rosso lo aveva scelto la zia Ada. Era il pomodoro! Riso al pomodoro, oppure pasta al pomodoro. Meglio ancora spezzatino al pomodoro, o qualunque altra cosa, purché guarnita con fettine di pomodoro. Mi si chiudeva la gola. Odiavo il pomodoro, soprattutto quando, nella cottura, ne restavano solo le pellicine: fastidiose … le sentivo dappertutto, in bocca, e non mi riusciva di inghiottirle se non dopo infiniti tentativi, che mi riducevano ad uno straccetto pallido, come se avessi dovuto vomitare da un momento all’altro. 

Non si butta via nulla, qua! Osservavano la zia e lo zio, e con la testa facevano cenno all’ultimo chicco di riso avvolto in una di quelle scorzette rosse, o ad un pezzetto di spaghetto, o, peggio ancora, a qualche resto di pomodoro rimasto sul piatto. Pulisci col pane! Esclamavano, e i miei cugini, a destra e a sinistra come i due ladroni, se la ridevano di gusto!


Il verde era invece appannaggio della zia Maria. Zucchine,  fagiolini, piselli, o anche coste, insalate, sedani, biete … un tormento anche quello, forse peggiore del pomodoro, perché la zia conosceva mille ricette per portare in tavola pietanze a base di zucchine, sedano o fagiolini. Mentre l’orto della zia Ada era un trionfo di pomodori, quello della zia Maria brillava di tutte quelle verdure. A vedermi titubante di fronte al piatto pieno, lo zio Gianni si inquietava. Era l’unica circostanza in cui si faceva sfuggire qualche riferimento alla guerra: non la prima, di cui qualcosa m’era stato raccontato, ma la seconda, che per lui era terminata con la prigionia in un campo tedesco, dopo l’otto settembre. Dai, Franco, mangia, che per noi prigionieri, anche se ufficiali superiori, c’era nulla da mangiare, proprio nulla. Davamo la caccia alle pantegane per avere un po’ di carne nella broda di verdure. Aveva occhi severissimi, ardenti mentre riesumava quei terribili ricordi.

Dio mio, non mi restava che inghiottire chiudendo gli occhi; ma così vedevo topi che annaspavano nella pentola della zia che, ridendo e fumando, rigirava su fuoco il suo riso e zucchine di cui era particolarmente orgogliosa.

Solo anni ed anni più tardi venni a sapere dell’accordo stretto tra le donne della corte: l’impegno era quello di farmi mangiare qualcosa, abituarmi alle cose buone del monte, quelle date dagli orti della campagna, belli, rigogliosi e colorati di verde zucchina e di rosso pomodoro!


Franco


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