Slava
È la cosa più assurda che mai ci siamo portati a casa.
Ce l’offrì il nostro corniciaio di fiducia che di mestiere aveva fatto anche lo svuota-cantine e che poi aveva continuato proponendo in conto vendita oggetti di cui i suoi clienti volevano disfarsi.
Eravamo andati a ritirare qualcosa che ci aveva incorniciato.
Stava sistemando su di una mensola una gran quantità di cianfrusaglie colorate.
Ce le volle far vedere, sostenendo che ci avrebbero di sicuro incuriositi. Così si mise a mostrarci gli oggetti più strani, dalle macchinine a molla degli anni ’50 ad un Pinocchio bianco e rosso in legno, snodato, dalle biglie di vetro e di terracotta al gioco del domino in bachelite.
Un campionario tenerissimo di ricordi della mia infanzia. Cercai di non tradire commozione, e resistetti a fatica alla tentazione. Ma fui determinato: non avevo più posto in casa, altrimenti …
Alla fine ci rincorse con il suo pezzo forte: guardi qua, disse, l’ha fatta un mio cliente.
Non le posso dire il nome. Ma è una fusione in bronzo a cera persa …
Perché non mi può dire il nome, domandai stupito.
Perché sua moglie non lo sa, ma questa è la sua “amica”, (mi intende?), … è una … autentica slava!
Insomma, per qualche lira tornammo a casa ridendo: avevamo acquistato un ferma porta di bronzo, opera unica di autore ignoto, ma corredata di attestato di autenticità!
Proprio come un vino DOC.
Franco
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