Solitudine 


Rieccomi a combattere con il senso di solitudine.

Assurdo. C’è sempre lei, in casa, e ci si sente spesso, magari parlandoci ad alta voce da una stanza all’altra. 

Di frequente c’è anche il piccolino, che la casa la riempie di gioco, di gioia, di musica, di confusione. Il mestiere di nonni è impegnativo! Quando si dice a tempo pieno non si ha idea di cosa realmente significhino queste parole se non si è provato cosa vuol dire un nipotino che ti sfida a giocare.

Eppure a volte la solitudine mi attanaglia il cuore. Ed è una sensazione pesante, che opprime, da cui vorrei scappare. Non si può! Sono i ricordi che non te lo lasciano fare. 

Una volta abbiamo sorriso quando qualcuno ha esclamato, mentre si leggeva il giornale in giardino: è tanto che non telefono alla mamma … . Chissà quale pensiero malinconico gli era passato per la mente. La mamma era mancata almeno venticinque anni prima. 

Tutto però sta in quel pensiero … la voglia di ripetere un gesto d’affetto, di scambiare due parole di vicinanza, quasi il bisogno di ritornare al passato per dare un senso al presente. 

Questa è la solitudine! È l’impossibilità di ripristinare un contatto, quel contatto. 

Lo sto provando ora; questa è l’ora in cui mi capitava di comporre il numero di G. e di scambiare qualche parola al telefono, un pensiero, un commento su qualcosa che entrambi s’era letto. Si rideva anche volentieri per qualche battuta, oppure ci si cimentava con qualche citazione. Io perdevo sempre: dall’altra parte c’era troppa cultura, e memoria degli anni lontanissimi del liceo, così che le citazioni si facevano in latino, o in greco, se non bastava il latino a segnare la distanza tra di noi.

Alla nostra età, mi diceva, si è sempre più soli. Detta così, capisco ora che la solitudine la si intendeva allo stesso modo. 

Dai, bisogna non pensarci; accontentiamoci di quel che c’è, di una vita intera passata insieme, che è un tesoro immenso, da ammirare e da gustare con gioia guardando indietro, al passato, oppure accarezzando il capo biondo e riccioluto del bambino, che ti indica con chiarezza il futuro. 

Anche il nostro futuro!

 

Franco



C.D. Friedrich: viandante in 

un mare di nebbia


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