Agli
Ce n’era una distesa, alle Tremiti. In agosto, là dove il vento soffia salso più di frequente, e la poca terra, tra le pietre, è dura e riarsa, gli steli dell’aglio selvatico sono secchi, e spesso spezzati. Basta smuovere qualche ciottolo, e la poca terra, e ne puoi recuperare i bulbi, candidi ed odorosi.
Negli anfratti più riparati dal vento, e magari ombrosi, l’aglio fiorisce fino al termine dell’estate: infiorescenze sferiche rosso-violetto, alte da terra, per disperdere lontano i rari semi. Una speranza di conquista, o di sopravvivenza.
Ho portato in città alcuni bulbi d’aglio selvatico, quasi certo che in un ambiente così diverso da quello di un’isola assolata, il mio tentativo di impianto sarebbe miseramente fallito.
Un paio d’anni più tardi è però avvenuto il miracolo: sono cresciute foglie verdissime e turgide, uno stelo svettante, sormontato da un cappuccio da gnomo che a poco a poco ha mostrato la forma sferica dell’infiorescenza.
Mi sono commosso di fronte alla forza della vita, alla magia della natura.
E mi commuovo ancora, anno dopo anno, ad ogni primavera, quando nuove foglie spuntano dalla terra, preludio ad una fioritura colorata ed odorosa.
Quante foto ho scattato a quell’aglio!
Lo sento come un segno di continuità, di speranza. Resiste al freddo, all’umidità, alle nebbie padovane. Al caldo soffocante ed afoso delle nostre estati. Lo gnomo torna ad allietare il giardino, e quel fiore alieno domina su ogni altro fiore, stupendo, superbo.
Non me ne accorgo mai. Ogni volta che mi chino a scattare una foto ad un fiore, all’improvviso compare sempre un insetto. Fiore ed insetto così mi insegnano l’ecologia più elementare, e il motivo della nostra esistenza: una vita serve a sostenerne almeno un’altra.
E poi … l’aglio e il suo insetto sono entrambi stupendi! Ho avuto proprio una immensa fortuna con quella foto inconsapevole di tanta meraviglia!
Franco
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