Castagne


Ce n’è un alberello piantato di fronte al cancello di casa, in una aiuola di là della strada. In primavera quell’ippocastano diventa un trionfo di fiori che tutti si fermano a guardare: hanno la forma di alberi di natale in miniatura, addobbati con campanelline bianche striate di rosa e violetto. D’autunno, in questa stagione, a terra cadono i ricci, che si spaccano e lasciano liberi i semi: grosse castagne lucide, rotonde. Ne raccolgo sempre qualcuna: è una antica tradizione che non voglio interrompere. Un tempo le tenevo in tasca perché si diceva che solo a toccarle servissero a prevenire il raffreddore. Costava nulla crederci; a me semplicemente piaceva farmele rotolare tra le dita quando avevo le mani in tasca. Rilassante. Allora come oggi, lo faccio da settanta anni.


Castagne matte, venivano chiamate sul monte, dai nonni. 

Ce n’era un albero enorme accanto alla casa del mio amico Nilo. Sotto quell’Ippocastano giocavamo d’estate, dopo pranzo, godendoci il fresco della sua ombra. Spesso andavano a riposare sotto il maronaro matto anche il papà e lo zio di Nilo; una sigaretta e un bicchiere prima di riprendere il lavoro. Noi bambini allora ce ne stavamo lontani. Per nessun motivo avremmo osato disturbare i due fratelli, che erano burberi ed sempre infastiditi dalla nostra allegria.

Quando cadevano i ricci, raccoglievamo i marroni matti come fossero un tesoro, freschi e lucidi come fatti di metallo prezioso. 

Non metterli in bocca, gridava la mamma, sono velenosi! 

Non capivo … qualcun altro mi diceva che le castagne matte venivano date ai cavalli quando avevano la tosse, o il raffreddore; erano un’ottima medicina! Ma non sono velenosi come diceva la mamma? 

Non ho più indagato su questa contraddizione. Insomma, intorno all’Ippocastano, o Castagno d’India, resta ancora un mistero da svelare. Prima o poi lo farò, visto che l’Ippocastano viene impiegato, in pomata, per alleviare i disturbi dei vasi sanguigni. 

Insomma, non lo si può mangiare, ma è utile. 

Si, prima o poi … per ora mi accontento di raccogliere le più belle tra le castagne matte cadute a terra, e le tengo in tasca, per rigirarle tra le dita e scongiurare il raffreddore.


Franco


 

Commenti

Post popolari in questo blog