Ombre


Seduto in poltrona, osservo e studio le ombre proiettate sul pavimento dal pallido sole di mezzo ottobre. 

Pensieri torpidi del pomeriggio. 

Compare Platone. Si, ecco, è il liceo … Sento il professore che parla del mito della caverna e delle ombre, che sono il vago, immateriale, ideale simulacro che la mente costruisce ad immagine della realtà, quella presunta, che sta fuori, nella luce del sole. 

Quel ricordo mi scuote, almeno per un attimo. Sul pavimento distinguo le forme delle foglie della vite che fa pergola davanti alle finestre. Forse non distinguo le foglie, ma so che son lì, e che si muovono nella brezza del mio pigro, tiepido, dopopranzo.


S’accende un altro ricordo. Basta, Franco, fila in camera tua! Grida la mamma indispettita per una sciocchezza che devo aver combinato. 

Mi vedo steso sul letto; guardo la parete davanti a me, e le righe di luce e d’ombra disegnate dal sole e dalle tende alla finestra. In strada passa un’automobile, e un’ombra si muove da un margine all’altro del riquadro luminoso della finestra proiettata sul muro. Ad ogni passaggio ci sono ombre che giocano sulla parete, a volte rincorrendosi, altre volte incrociandosi. 

Sento una vibrazione nella parete. So che è il filobus che sta arrivando sotto casa mia: i fili che lo alimentano sono sostenuti da altri cavi, e ce n’è uno agganciato al muro di casa. La vibrazione viene da lì; è tenue, ma io la sento, la ascolto, mi è familiare. Ecco che il filobus passa e proietta la sua ombra, che scivola sul muro davanti a me, più ampia delle altre ombre, quelle delle automobili. 

Che bel gioco! Ora provo ad immaginare anche il modello delle macchine sulla base del rumore che fanno e delle ombre che proiettano. Fiat 1100 … Alfone 1800 … Lancia Flaminia … questa è una Topolino, si, forse una Cinquecento E… Potrei anche stabilire la velocità, che è legata a quella dell’ombra che corre sul muro … 


Proprio un bel gioco, un solitario, e intanto il tempo passa. 

Comodo, comodo il letto, molto meglio della sedia impagliata della cucina. 

Meglio il gioco delle ombre piuttosto che fare i compiti sul tavolo di marmo, con la mamma che sempre s’inquieta perché dice che sono distratto, che lei vede subito quando penso ad altre cose … 

Si, molto meglio stare in punizione, e fare il gioco delle ombre!


Franco


 



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