Tuffi


Mi è capitato una volta sola. Fu un guizzo azzurro che colsi con la coda dell’occhio. Quando mi voltai, l’uccellino era posato sul ramo contro cui sbatteva con forza, la sua forza, il pesciolino che aveva appena catturato. 

Ci vide, e volò subito via: un altro guizzo, e poi più nulla.

Anni dopo scattai una foto d’insieme ad un minuscolo lago, in Trentino. 

Avevo una delle prime fotocamere digitali. Sistemando l’immagine all’interno della relazione che stavo preparando, mi accorsi del Martin pescatore che si stava tuffando nell’acqua. 

Non potevo ingrandire lo scatto a mio piacimento: troppo modesta era la risoluzione del sensore degli apparecchi fotografici di allora. Mi restò dentro un senso acuto di rammarico e di rabbia.


Ho ricevuto una foto incredibile. L’accompagnava un commento che non posso riportare, ma che lascio alla vostra immaginazione: Che c… il fotografo!

Posso solo condividere il pensiero di chi mi ha spedito quell’immagine. E rinfrescare quel sentimento antico, che non è più di rabbia, ma di invidia.

Per me a nulla sono serviti cinquant’anni di passeggiate lungo il fiume, sempre attento ai guizzi d’azzurro giù dall’argine, dove i rami sfiorano la corrente. 

E costui mi serve questo scatto perfetto!

Mettendo la foto in orizzontale sembrano due Martin pescatori che si baciano, becco contro becco!

Lasciamola però in verticale. Il tuffo è proprio da punteggio pieno … roba da medaglia d’oro ai mondiali della specialità.


Franco








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