Acchiappasogni
Li chiamano acchiappasogni.
Lo donano ai bimbi in culla. Servono a trattenere i sogni belli, in modo che non escano dalla tenda. Lasciano passare quelli tristi, o i pensieri cattivi. Questi li restituiscono al mondo; gli altri, quelli che danno gioia, restano intrappolati tra le maglie in modo che il bimbo ne possa ancora godere.
Se li scambiano l’un l’altro anche gli innamorati con la speranza di trasformare in realtà i loro desideri.
I nativi americani continuano a prepararli, artigianalmente, per venderli nei loro empori frequentati dai turisti. È un attimo vendere la roba che la gente già vuole comperare!
Qualcuno dice che un tempo fossero invece una specie di insegna professionale. Ogni membro della tribù ne appendeva uno all’ingresso del tipee. Una punta di freccia faceva capire che la tenda ospitava un bravo cacciatore, e le penne dell’aquila erano segno di un valoroso guerriero.
Qualcun altro sostiene che questi ornamenti servivano a tenere lontani gli spiriti maligni.
Me ne hanno donato uno bellissimo, acquistato in una riserva indiana. L’ho subito appeso con un chiodino alla finestra dello studio, in modo che tutti lo potessero vedere.
Non ho badato al chiodino quando ho pulito il vetro, e mi sono tagliato la mano. In un attimo ho capito che il mio acchiappasogni non teneva lontani gli spiriti maligni.
Non serve nemmeno a tener fuori le zanzare, che è il sogno più grande di tutti i padovani.
Non ha impedito che il mio cuore mi portasse d’urgenza in ospedale. Non è dunque l’insegna di un valido sciamano. Ho però riportato a casa la pelle …
E Red, che di caccia se ne intende, non ci ha mai fatto caso. Di certo lì non c’è lo spirito d’un cacciatore … né di topolini, né di lucertole.
Acchiappasogni, mah… forse … i nostri sogni non sono acchiappabili …
Franco
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