Cachi


La mamma non voleva che salissimo sul caco, nell’orto.

Era una pianta bella alta, almeno come i tre piani della casa, che era una casa molto vecchia, coi soffitti a quattro metri dal pavimento. 

Il caco dava tanti frutti morbidi e dolcissimi, che diventavano rosso violacei, a volte retinati di nero. 

A me e al mio amico Lucio però piaceva raccoglierli il più in alto possibile, dove arrivavamo solo noi. 


La logica della mamma era ferrea: perché volete salire sulla pianta quando i cachi li potete prendere anche stando a terra?

Era vero, non c’era nessuna logica a salire fino a sei/sette metri d’altezza per metterci a cavallo di rami che, salendo, si facevano sempre più sottili e fragili. 

Di fronte alle osservazioni della mamma ce ne stavamo dunque zitti. Come per darle ragione.


Ma mica potevamo rispondere che solo di lì, dove arrivavamo noi, su in alto, potevamo vedere la Lisetta, la ragazzina più bella del quartiere. 

La chiamavamo e parlavamo con lei, e, spencolandoci un poco, riuscivamo anche ad allungarle qualche caco maturo. 

Per un attimo ci sentivamo coraggiosi, gentili, fortunati. 

E anche orgogliosi e felici.

Lei sorrideva, e noi arrossivamo in viso, come cachi maturi.


Franco 





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