Castagnaccio


Andando a scuola, alle elementari, coi miei compagni di classe parlavo spesso delle faccende di casa, mentre tornando ci si chiedeva a vicenda cosa avremmo trovato per pranzo. In quel modo ho cominciato a capire che il mondo era mal ripartito: c’erano bambini che avevano di tutto, e nessun problema, mentre altri si dovevano accontentare di poco. La guerra era finita già da qualche anno, ma la distruzione si vedeva ancora ovunque, con le case sventrate dalle bombe e le strade rattoppate qua e là. La gente si arrabattava col lavoro, e faceva quel che poteva per tirare avanti la famiglia, giorno dopo giorno. 

Nessuno faceva caso alle “pezze sul sedere e sulle ginocchia”; quasi tutti i bambini ne avevano, e se non erano pezze, erano rammendi vistosi, quelli che la Gemma chiamava “sette”, per la forma dello strappo cui cercavano di mettere rimedio. 

Il grembiule nero nascondeva i vestiti, e almeno grazie a quello si era tutti eguali.


Pochissimi potevano mangiare carne, ma le mamme avevano molta fantasia nel preparare cose sugose e saporite, così che col pane inzuppato, facendo scarpetta, ci si riempiva la pancia con soddisfazione. C’erano anche gli sfizi, che per i bambini non mancavano mai. Molti venivano a scuola con la merenda preparata a casa, cioè pane con … marmellata, o col profumo della pancetta arrotolata, o con un pezzetto di surrogato di cioccolato. Qualcuno aveva le tasche piene di “stracaganase”, le castagne secche, che si lasciavano ammorbidire in bocca e poi si masticavano a lungo, togliendo la sensazione di vuoto, e la fame. Qualcun altro invece si fermava in bottega; c’era chi comperava un panino all’uvetta, e tutti lo guardavano con l’acquolina in bocca. Qualcun altro si prendeva una fetta di castagnaccio, la torta impastata con la farina di castagne, due uvette e qualche foglia di rosmarino. Buona, saporita, e povera; politicamente corretta … era la mia passione!


Ieri mia moglie ha trovato in rete e subito sperimentato una nuova ricetta. 

Risultato strepitoso, eguale alla torta che qualche volta comperavo, andando a scuola, dal “castagnaciaro”, il fornaio delle nostre merende, durante la ricreazione.

È stato un vero miracolo: il castagnaccio mi ha restituito un ricordo, che vale quanto una vita!

Grazie.


Franco 













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