Duecento


Sto cercando di scrivere il post numero duecento.

Duecento sono tanti, sotto molti punti di vista.

Qualche lettore fatica ad arrivare a pagina duecento di un libro. 

Scrivere duecento pagine è altrettanto stancante, perché è impegnativo rispettare la sequenza degli argomenti, mantenere le giuste relazioni tra i personaggi, porre attenzione alla concatenazione logica dei fili che si annodano alla trama del lavoro. 

Forse questo dovrei cancellarlo … ma cancellare costa, e molto, perché si butta via qualcosa di sé.

Vedrò dopo, mi dico sempre; poi comunque il suo parere peserà … 

Anche limando, disfacendo e ricostruendo, cambiando di qua e di là, non è detto che si arrivi ad un risultato accettabile. Ci vuole il “visto, si stampi”, come si fa per i libri.

Anche un post ha bisogno dell’imprimatur. 


Mi si accende il ricordo della Sacrestia, quella in cui Lucio ed io ci si cambiava per fare i chierichetti: lì, appeso al muro, c’era l’Indice, un foglio, grande come due pagine affiancate del giornale che leggeva il papà, in cui erano elencati i giornaletti di cui era permessa o proibita la lettura. Erano messi in ordine alfabetico, anche quelli che per essere letti dai bambini richiedevano la supervisione dei genitori, o di un adulto. 

Allora scoprii che potevo tranquillamente leggere il Vittorioso, col mitico Cocco Bill disegnato da Jacovitti; ma non potevo neanche tenere in mano e sfogliare l’Intrepido, che forse era troppo libero, e di sinistra; e nemmeno il Monello, che forse era di destra, e neanche Tex e Nembo Kid, appena arrivati dall’America. Topolino era collocato tra quelli dubbi … pensa un po’. Son sicuro che pochi ricordano fumetti tipo Tiramolla o Cucciolo, che mi facevano sognare, imbambolato davanti alla vetrina del giornalaio. 

Costano troppo, diceva la Gemma. Di sicuro aveva letto anche lei l’elenco dei giornali proibiti.


Torniamo ai tempi nostri. In Sacrestia non c’era scritto nulla riguardo ai post. Però … per poter essere pubblicato, il mio deve passare al vaglio non di qualche prete, ma della persona più attenta di questo mondo! Non c’è verso, devo pesare ogni parola, valutare le possibili alternative, capire, in base alle osservazioni, se qualche lettore può sentirsi troppo tirato in ballo, leso nella propria privacy, da quello che ho scritto. È proprio una bella discussione, che si infiamma la sera, ma più spesso la mattina, prima di colazione. Non saprei farne a meno! Per fortuna che è così. È come il caffè … accende e insaporisce la giornata.

Forse nei prossimi giorni leggerete il post dedicato al duecentesimo giorno del blog. 

Ha una gestazione difficile, perché le medicine mi fiaccano, mi danno mal di testa e mi fanno lacrimare gli occhi. C’è anche Red, seduto sul davanzale, che mi sta chiedendo come mai io preferisca giocare col computer invece di accarezzarlo, con la stessa energia, mentre lui mi ricambia col suo calore sulle ginocchia e con un concerto di fusa.

E poi?

C’è sempre tempo per il poi! Vedremo, magari mentre si discute per l’imprimatur.


Franco





 



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