Mail


Mi è tornato sotto agli occhi un vecchio articolo che tratta dell’impatto ambientale legato all’uso del computer. L’articolo non va molto per il sottile, e comincia assestandomi un pugno in pieno petto: “otto e-mail - c’è scritto - emettono tanta anidride carbonica quanta ne viene prodotta da un'auto che percorre un chilometro di strada”. 

Un dato sorprendente, allarmante. 

Il resto dell’articolo è una sequenza di dati e di valutazioni altrettanto forti. 

Ad esempio, mi informa che una mail di un megabyte consuma molta energia, l’equivalente di diciannove grammi di anidride carbonica. Ma poi non c’è solo il consumo del computer sul quale sto scrivendo e dal quale invierò la mail; bisogna anche tenere conto del consumo dei molti server che vengono coinvolti nel traffico di posta elettronica, che prima di arrivare a destinazione corre per tutto il mondo e del quale so poco, o nulla.


Il confronto tra auto e computer mi ha turbato. Provo a fare un paio di conti: nel momento in cui spedirò questo messaggio è come se facessi un salto a Venezia, a fare colazione in Piazza San Marco. Elegante, signorile, ma decisamente costoso!

Anzi, molto peggio: ogni volta che registro qualcosa sul web, o pubblico una foto, rendo molto più ampia e più profonda la mia impronta ecologica, quella che imprimo sulla Terra perché mangio, mi vesto, scaldo e illumino la casa, viaggio e consumo risorse. 

Devo anche tener conto che prima di raggiungere i destinatari che ho segnato in indirizzo, il mio messaggio viene copiato e registrato molte volte nei server che lo smistano in giro per il pianeta: ogni passaggio consuma elettricità e produce anidride carbonica. 

Se poi voglio conservare memoria di questo messaggio e dei suoi allegati, finirò con impiegare molti altri dispositivi collocati chissà dove. 


Una idea mi viene data dall’articolo che ho sotto gli occhi: la maggior parte di questi dispositivi si trova in Mongolia, dove si bruciano montagne di carbone per produrre l’elettricità necessaria ad alimentare i server sperduti nelle gelide steppe di quel lontano Paese. Così lontano che nessuno pensa al problema ambientale.

Ora sto vivendo una crisi di coscienza. 

Appena torno da Piazza San Marco mi chiederò se sia opportuno continuare col blog.

Magari potrei solo ridurre il numero dei destinatari … o diminuire il peso della mail … mah, devo pensarci un momento … 

Il caffè però me lo voglio bere qua a casa, standomene comodo al caldo, guardando il giardino che ha i colori d’autunno.


Franco






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