Purgatorio


Ci ho pensato almeno per un’ora ed ho finito col chiedere permesso a Michele - posso usarla?

Mi aveva inviato un’immagine stupefacente, intitolata “Autunno e Martin pescatore sul Piovego”.  Uno scatto di sua figlia Irene. 

Quando ho ricevuto il messaggio dapprima sono rimasto a bocca aperta. 

Poi ho cominciato a misurare e a valutare la fotografia, cioè la varietà dei colori e la loro distribuzione, quella punta d’azzurro nel mezzo, le tonalità dell’oro e del bronzo e l’intrico dei rami. Non vedo l’acqua, ma mi pare di sentirne il gorgoglio, e la purezza, eguale a quella dell’aria. 

Una natura assolutamente perfetta.

Basta non conoscere il Piovego, e questa parte del Veneto, che sempre più spesso soffoca tra onde di nebbia e di smog, soprattutto in questa stagione. 

I miei pensieri sono corsi a qualche mese fa, ad una immagine di Martin pescatore che si tuffava nell’acqua. Ci avevo scritto un post, anche allora, mosso da una puntura di invidia.

Anche oggi ho ripensato alle molte passeggiate lungo il fiume, sempre attento ai rami protesi verso la corrente e pronto a cogliere un guizzo d’azzurro … 

So che quel mio cercare significa sciupare la passeggiata. Dovrei invece godere del silenzio, e dei lampi di sole tra i rami che fanno corona al fiume. L’acqua sembra giocare a rimpiattino, si vede, e subito scompare, e i lampi di sole riflessi dalla corrente sono come carezze per gli occhi. 

Mi devo accontentare: non c’è molta altra natura intorno alla città.

Peccato sciupare quei momenti cercando uccelletti che quasi di certo non riuscirò a vedere.


Ho finito con l’invidiare l’Irene. Ma pensa, ha avuto anche il tempo per rendere perfetta l’inquadratura … e il Martin pescatore se ne è rimasto lì, in posa, per lei, nella posizione ideale, un po’ di profilo! 

Non posso usare l’espressione che mi turbina nella mente, ma la fortuna altrui, a volte, è proprio dolorosa … 

L’invidia non è un bel sentimento. Però mi va anche bene. Per gli invidiosi non c’è l’Inferno, ma il Purgatorio, dove Dante mi sistemerà vestito d’un sacco ruvido, seduto scomodamente per terra con la schiena addossata al monte. Fosse solo il cilicio! Terribile sarà avere le palpebre cucite col fil di ferro! Ma come può aver ideato una pena così atroce il nostro Sommo Poeta? 

Pensate, per tutto il tempo della mia condanna non potrò ammirare le migliaia di uccelletti colorati d’azzurro che ininterrottamente frulleranno le ali davanti al mio naso! 

Quella sì che sarà una pena!


Franco







 



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