Bave
Non ricordo che mai si sia patito di qualche malanno, su, a casa dei nonni, sul monte.
La salute di noi bambini era davvero di ferro. Certo, c’è stata qualche eccessiva mangiata di fichi maturi, di pesche o di ciliegie, con le immaginabili conseguenze intestinali, ma non si può certo parlare di malattia, solo di ingordigia.
E poi, quasi quotidiani erano i graffi sulle gambe, immancabili quando si tentavano passaggi arditi in mezzo alle russe, cioè ai rovi.
Le ortiche erano molto più fastidiose, perché colpivano di nascosto, quando meno te l’aspettavi.
Il rischio di una slogatura c’è sempre quando si corre tra i sassi, come quello di un ruzzolone in bicicletta … Quando succedeva, bastava però un po’ d’acqua fresca, al massimo un cerotto, e dopo qualche minuto più nessuno si ricordava dell’incidente.
L’unico malanno degno di nota lo patì mia cugina. Si scoprì un paio di verruche sulle mani. La zia si preoccupò moltissimo, perché temeva che dalle mani le verruche potessero passare al viso. Quanto se ne parlò, in casa! Tutti a proporre rimedi, che preoccupavano tanto quanto il male che si voleva combattere: dalla chirurgia si passava alla chimica, dalla stregoneria alla fisica del freddo. Terribile!
La soluzione più saggia e meno rischiosa venne suggerita dai contadini: le lumache! La bava delle lumache sulle verruche, cioè sui pori, come si diceva lassù, fa miracoli.
Passammo le vacanze dando la caccia alle chiocciole. Noi bambini finimmo col fare una graduatoria di quelle che lasciavano la traccia argentata più abbondante e vistosa, e dunque più efficace. Scelti gli esemplari migliori, ci si sedeva sull’erba e si assisteva la Giovanna che si posava le chiocciole sulle verruche.
Ce le ricordiamo ancora. Escludevamo quelle grosse e pesanti, che nei migliori ristoranti sarebbero finite sul menù col costosissimo nome di escargot; a Giovanna facevano un po’ schifo. Quelle grigie, piatte, o col guscio a cono e appuntito, erano carine, quasi simpatiche, ma praticamente non lasciavano traccia. Le preferite erano dunque quelle bianche, o gialle, col guscio rigato di nero, una linea sottile che si avvitava sulla casetta a formare una spirale perfetta.
Dopo che le chiocciole avevano lavorato a dovere, coprendo la mano di Giovanna d’argento brillante, venivano posate nell’erba, seguendo un rito che aveva il senso d’un rispettoso ringraziamento.
Mi pare di ricordare che alla fine delle nostre vacanze Giovanna fosse perfettamente guarita.
Grazie alle bave!
Franco
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