Più vivo che morto Sono morto giusto sei anni fa, più o meno verso le tre del mattino del ventinove gennaio. Una bella boutade , di sicuro effetto! Quando la dico, per qualche istante quasi tutti restano spaesati. Poi immancabilmente ridono, e mi rimproverano: ma dai … puoi fare battute migliori! Io faccio spallucce, e sorrido. È una buona occasione per raccontare di Carlo, mio cognato, che di chirurgia se ne intendeva. Più volte, cenando insieme, aveva affrontato questioni di tecnica e di etica medica. Ricordando le sue parole, oggi posso a buona ragione sostenere che io sono la dimostrazione che i miracoli si possono fare: insomma, sono come Lazzaro, morto e resuscitato! Una di quelle cene s’era fatta al tempo dei primi trapianti di cuore. Già allora c’era qualcuno che sosteneva che non si poteva cavare il cuore a qualcuno per sistemarlo nel petto di qualcun altro. Così si uccide il donatore! - sostenevano i “ no-trapianti di cuore ”. Carlo mi spie...
Luoghi comuni Odio i luoghi comuni. Mi danno fastidio. In essi colgo la rinuncia all’originalità d’espressione, o della autonoma capacità di pensiero. Per esprimere un’idea, o una valutazione, ci si deve affidare al pensiero d’altri? Passino i proverbi, accettati come saggezza dei popoli … ma anche questo è un luogo comune. Ora va di moda Leon Tolstoj, che fa dire ad Anna Karenina: tutte le famiglie felici sono uguali, ogni famiglia infelice è infelice a modo suo. È vero? Non lo so, forse non vale nemmeno per la felicità, che per me sempre si colora di mille sfumature. Ma Tolstoj è Tolstoj, e nessuno si sente di criticare. Mi sono fermato a studiare la porta d’ingresso d’un ricco palazzo nel più popoloso paese dell’Alta Valle di Non. La porta non sembra antica, anche se i rilievi che la ornano lo farebbero pensare. Vi spiccano quattro formelle scolpite nel legno, e tutte sono ornate con tralci d’uva, che simboleggiano l’abbondanza, la ricchezza. La casa è certamente di fattura ricca, e...
Ragazze Mi piaceva da impazzire. Aveva diciassette anni, forse diciotto, capelli lunghi fino alle spalle ed occhi neri, che sembravano animati da lampi di luce: carboni accesi. Stava spesso nella guardiola del portiere, a casa di Isa, a Cagliari, e mi sorrideva sempre quando passavo. Servono dieci lire per l’ascensore, mi diceva, se non ne hai eccotene qua … Me la trovavo accanto, e ne sentivo il profumo. Mi turbava. Ogni tanto ci pensavo … Pensieri miei, che custodivo gelosamente, specie lì a Cagliari, dove ero sceso dopo la maturità. Un mese intero di vacanza, libero, ospite di mia sorella. Un giorno sentii parlare Isa con la ragazza della portineria. Quasi bisbigliava, e usava anche qualche parola sarda. Lascialo stare - le diceva - … è poco più di un bambino, non te ne accorgi? Parlava di me. In un attimo tutta la mia autostima da neo-studente d’Università evaporò nell’aria rovente della Sardegna. Quella sera nemmeno partecipai al coro di canti ri...
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