AF0348
Stiamo attendendo l’imbarco. L’aeroporto è immenso, così che in tutto quello spazio sembra ci siano pochi altri in attesa, oltre a noi.
Sono passati velocissimi, come raffiche di vento che scuotono, anche se non si possono vedere. Diciassette giorni: una eternità. Eppure un lampo.
Abbiamo preparato i bagagli, con calma e con molta attenzione. Ad ogni cosa che finiva in valigia sentivamo dentro di noi l’amarezza del distacco che ci attendeva. Una sofferenza. Ci resteranno i ricordi, e la voglia di tornare, ci dicevamo, come se così si allontanasse la malinconia che già ci saltava addosso.
Per la decima volta controllo il biglietto. Volo AF0348. Posti comodi. Ma voliamo via. Chissà se mai ci sarà un ritorno! I viaggi mi regalano ansia a piene mani, e mi sento ancora più vecchio, insicuro.
Li rivedo tutti i nostri giorni qua in Canada: tanta neve, e poi pioggia. Freddo, e poi aria tiepida e umida da fine inverno. Stamattina ancora neve, e poi il gelo che ci ha fatto compagnia sulla strada dell’aeroporto. Lo stesso tempo di quando siamo arrivati. Anche per questo sembra sia stato ieri. Un attimo durato quasi tre settimane.
Il ritorno sarà più difficile del viaggio fatto per venire fin qua, ci spiega Fabio. Non fa però riferimento al dispiacere della separazione, ma agli effetti del volare in senso contrario al sole. Magari avrai dormito tutta la notte, ma ti sveglierai che la notte starà per iniziare, e comincerai a fare confusione tra notte e giorno.
Beh, domani sarà sabato, e poi verrà domenica, ribatto … ci saranno due giorni per rimettere a posto le lancette dell’orologio … e poi ci sarà Gabriele che sistemerà tutto.
Sono seduto nella mia poltrona, comodissima. Abbiamo cenato e mi sono steso la coperta sullo stomaco e sulle gambe; tento di pisolare con la voglia di cancellare ogni pensiero.
Invece mi saltano addosso scene coloratissime dei giorni passati qua a Montreal.
Qua? Non so nemmeno dove mi trovo … sull’estuario del fiume? Sulle coste della Groenlandia? Sto volando sull’oceano? Ho perso il senso del tempo.
È buio, si vede nulla, c’è solo quello scorrere di immagini fissate nella mente.
Penso anche a quando i miei ragazzi sono stati bambini, la stessa età di quelli che ho lasciato a Montreal … oppure come Gabriele che ci sta aspettando a Padova.
Anche io sono stato bambino. In quegli anni non si viaggiava così, come adesso, che in poche ore si attraversa l’oceano. La mia mamma, in nave, c’era stata dieci giorni, nel 1923, un secolo fa.
Basta, non è gradevole esplorare il tempo che è volato via. Cerco di pensare a quello che ho da scoprire domani, e poi domani ancora …
Spero di poterlo vivere al meglio. Fino al prossimo volo!
Cambio aereo. Ormai è solo un salto, da Parigi a Venezia. Napoleone c’è stato ben di più …
È il vostro comandante che vi parla … non sapevo d’essere un sottoposto, ma va bene così, poi la sua voce è gradevole, con quel francese un po’ strascicato, certamente elegante … i passeggeri sulla sinistra possono ammirare Venezia illuminata … i passeggeri sulla destra vedranno le valige … e i passeggeri che stanno a sinistra …
È pure spiritoso, e sorrido. Ma più delle luci di Venezia apprezzo l’idea d’essere ormai a casa.
Franco
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